La deambulazione umana può sembrare un’operazione scontata, tuttavia se ci si ferma ad osservarne la reale complessità è possibile rendersi conto che si tratta di un piccolo miracolo evoluzionistico. Di certo l’uomo non è l’unica specie che si muove in posizione eretta, ma è sicuramente una delle poche che lo fa costantemente.

Questo perché, oltre a motivazioni dettate dall’ambiente e dai tratti genetici, mantenere un’andatura di questo tipo richiede grande dispendio di energie, oltre a una precisa postura e a strumenti che aiutino a percepire la propria posizione all’interno dello spazio.

 

Come funziona la deambulazione umana

Pensare che la deambulazione umana sia solo una mera questione di muscoli e ossa è estremamente riduttivo. Certo, questi organi sono essenziali per compiere qualunque tipo di movimento, ma l’andatura eretta richiede anche altre condizioni imprescindibili.

A differenza dell’andamento quadrupede, in cui il baricentro è suddiviso e supportato da 4 appoggi, in quello bipede è fondamentale un maggiore equilibrio, con un relativo spostamento del baricentro che dipende dalla postura del corpo. Compiere un passo in avanti sposta il baricentro, che deve quindi essere percepito e compensato per evitare di cadere.

A questo pensano i 29 gradi di libertà di movimento delle gambe, sostenuti da ben 48 muscoli. L’ elasticità e la versatilità degli arti, permettono alla deambulazione umana di essere sciolta e sicura. Tuttavia questa varietà di movimenti sarebbe inutile senza avere piena percezione della propria posizione nello spazio.

Questo compito è svolto da dei sensori, esterocettori cutanei e propriocettori, che fungono da vero e proprio servizio informativo per il cervello, aiutandolo a capire come il corpo si sta muovendo. Nello specifico il primo gruppo rileva ostacoli e altre variazioni nello spazio, mentre il secondo gruppo aiuta ad avere piena consapevolezza di dove ci si trova rispetto a quegli ostacoli.

 

Le fasi della deambulazione umana

Il movimento in avanti (e anche in tutte le altre direzioni) può essere suddiviso in diverse fasi, in cui i muscoli di piedi, gambe e schiena lavorano all’unisono per permettere una deambulazione corretta. La prima fase è detta portante e si ha quando la pianta del piede è completamente appoggiata al terreno in modo da sostenere il peso del corpo.

La fase di propulsione avviene quando il calcagno dell’altro piede comincia a staccarsi dal terreno, con le dita che si flettono, a questo punto avviene lo spostamento del baricentro del corpo e inizia la fase di “caduta”. A questa consegue la fase oscillante, quella che prepara nuovamente gli arti alla fase portante.

Un ciclo qui molto semplificato ma che è fondamentale per qualunque movimento della deambulazione umana.


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