14 Dicembre 2018
La dieta a zona nasce grazie al biochimico statunitense Barry Sears, trova ampia diffusione negli USA verso l’ultimo decennio del secolo scorso e tutt'ora riscuote un certo successo sia in Italia che più in generale nel Vecchio continente.
Perché viene definita dieta a zona
Il termine “zona” non prevede la possibilità di far dimagrire una specifica parte del corpo, ma si rifà piuttosto al linguaggio farmaceutico, nel quale tale parola indica il quantitativo di medicinale necessario a consentire la guarigione.
Dato che per il nutrizionista americano le persone sono quello che mangiano, il cibo diventa per il corpo la medicina più importante. Quella che va calibrata, selezionata e dosata con attenzione per stare sempre al meglio.
Come funziona la dieta a zona
Più che sul fattore calorico, la dieta a zona presta attenzione al quantitativo di proteine ingerite: dopo aver calcolato il fabbisogno del singolo (questo varia da individuo a individuo), lo si distribuisce nelle varie fasi del giorno.
Durante i diversi pasti, le proteine assunte devono essere bilanciate con un tot di carboidrati (che in genere sono di un terzo superiori) e associate a dei grassi monoinsaturi quali ad esempio l’olio.
Ogni pasto deve strutturarsi seguendo la proporzione 40 calorie derivanti da carboidrati - 30 calorie derivanti da proteine - 30 calorie derivanti da grassi. In questo modo la glicemia raggiunge livelli ideali.
Quali alimenti sono consentiti nella dieta a zona
Nella dieta in questione sono presenti alimenti favorevoli, alimenti da limitare e alimenti sfavorevoli. Per stabilire se un cibo è favorevole o meno bisogna considerare il suo indice glicemico.
Tra gli alimenti favorevoli rientrano:
- quelli che fungono da proteine magre (pesce o carne bianca);
- quelli con carboidrati a basso indice glicemico;
- buona parte delle verdure non amidacee;
- buona parte della frutta e della frutta secca in guscio;
- olio d’oliva, datteri, fichi e uva.
Tra gli alimenti da limitare rientrano:
- carboidrati come i cereali;
- carboidrati come pasta e pane;
- succhi di frutta.
Tra gli alimenti sfavorevoli rientrano:
- dolci e dolciumi;
- bevande alcoliche;
- bibite zuccherate.
I pasti della giornata sono in tutto cinque, di cui colazione (il più importante in assoluto), pranzo, cena e due spuntini. Oltre a ciò, i cibi devono cambiare giorno per giorno per garantire varietà all’organismo.
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