Epicondilite (gomito del tennista): cause, trattamenti e supporti ortopedici


Introduzione

L’epicondilite, nota come gomito del tennista, è una tendinopatia da sovraccarico dei muscoli estensori del polso che si inseriscono sull’epicondilo laterale dell’omero. Non riguarda solo gli sportivi: chi usa spesso mouse e tastiera, chi lavora con utensili manuali, chi solleva ripetutamente carichi o pratica hobby ripetitivi può sviluppare dolore laterale al gomito, rigidità e riduzione della forza di presa. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi si risolve con gestione mirata del carico, esercizi progressivi e supporti ortopedici corretti, senza procedure invasive.

Questa guida combina spiegazioni chiare con liste operative. Troverai cosa la causa, come riconoscerla, cosa fare subito, quali ortesi scegliere e come strutturare un recupero sicuro per tornare alle attività quotidiane o sportive con minimi rischi di recidiva.


Cause e fattori di rischio

All’origine dell’epicondilite c’è un micro-danno ripetuto a carico dell’unità muscolo-tendinea estensoria (breve radiale del carpo in primis). Movimenti ripetitivi in estensione e prono-supinazione, scarsa forza dei muscoli sinergici, ergonomia non ottimale e recupero insufficiente creano una risposta dolorosa e una ridotta tolleranza al carico. Anche cambi repentini di volume o intensità, o un ritorno allo sport troppo rapido, aumentano il rischio.

  • Movimenti ripetitivi di estensione di polso e presa stretta (mouse, utensili, racchette).

  • Aumento brusco di carichi senza adattamento (ore di lavoro extra, cambio attrezzatura).

  • Scarsa forza di spalla e scapola che costringe il gomito a “lavorare troppo”.

  • Ergonomia inadeguata: tastiera alta, mouse lontano, avambracci non supportati.

  • Età 35–60 anni e lavori manuali o d’ufficio prolungati.


Sintomi e quando farsi valutare

Il dolore è localizzato sul lato esterno del gomito e può irradiarsi all’avambraccio. Attività che richiedono presa o estensione di polso aggravano i sintomi: aprire barattoli, avvitare, stringere la mano, sollevare una borsa. Spesso si avverte riduzione della forza di presa e rigidità mattutina o dopo uso prolungato.

  • Dolore puntiforme sull’epicondilo laterale, peggiora con estensione contro resistenza.

  • Debolezza nella presa e affaticamento rapido dell’avambraccio.

  • Dolore nei gesti quotidiani (mouse, maniglia, bottiglie, attrezzi).

  • Se dolore notturno, formicolii persistenti, traumi importanti → consulto medico.


Diagnosi e inquadramento

La diagnosi è clinica: anamnesi, palpazione dell’epicondilo, test di Cozen e Maudsley, valutazione della presa e dei pattern di movimento. Esami strumentali servono solo nei casi atipici o resistenti: l’ecografia valuta lo spessore tendineo e le eventuali degenerazioni; la risonanza è riservata a dubbi diagnostici o dolore persistente nonostante terapia conservativa.

  • Test contro resistenza per estensori del polso e delle dita.

  • Valutazione ergonomica della postazione e dei carichi settimanali.

  • Esclusione di patologie cervicali o compressioni nervose concomitanti.

  • Ecografia nei casi sub-cronici per monitorare risposta al trattamento.


Primo intervento: cosa fare nelle prime 2 settimane

Nella fase iniziale l’obiettivo è ridurre dolore e carico meccanico mantenendo però un minimo di attività per non decondizionarsi. Il riposo assoluto prolungato non è utile; meglio una modulazione intelligente del carico con strategie antalgiche e supporti.

  • Riduci i gesti scatenanti (presa forte, estensione ripetuta, supinazioni forzate).

  • Crioterapia locale 10–15 minuti, 2–3 volte/die nelle prime fasi dolorose.

  • Automassaggio leggero degli estensori con rullo o pallina, 2–3 minuti.

  • Inizia isometrici indolori per estensori e presa (5×30–45s, 1–2/die).

  • Adotta un bracciale epicondilare per attività a rischio.


Supporti ortopedici: come e quando usarli

I bracciali epicondilari e le polsiere ridistribuiscono le forze sul tendine e limitano i picchi di trazione durante i gesti dolorosi. Non sostituiscono l’esercizio, ma lo rendono possibile senza riacutizzazioni. La scelta dipende da attività, intensità del dolore e fase del recupero.

  • Bracciale epicondilare con cuscinetto: da usare durante attività manuali/sport.

  • Polsiera di contenimento: riduce l’estensione di polso e scarica gli estensori.

  • Fasce regolabili: pratiche per alternare supporto e mobilità.

  • Per lavoro al PC: supporto avambracci, mouse verticale, tastiera bassa.


Esercizi progressivi per guarire davvero

La riabilitazione è l’intervento con le evidenze migliori. Si parte con contrazioni isometriche indolori, si passa a esercizi eccentrici leggeri e poi a carichi funzionali, sempre entro una “finestra di tolleranza” (dolore ≤ 3/10 durante e risolto entro 24 ore).

  • Isometrici estensori polso: spingi contro la mano opposta senza muovere, 5×30–45s.

  • Eccentrici con manubrio leggero: estendi con aiuto, rallenta la discesa, 3×12–15.

  • Forza di presa con palla morbida o handgrip a bassa resistenza, 3×15.

  • Scapola e spalla: rematore elastico, rotazioni esterne, 2–3/sett.

  • Mobilità dita/polso/avambraccio e stretching flessori-estensori, quotidiano.


Ritorno allo sport e al lavoro: progressioni pratiche

Quando il dolore a riposo è minimo e gli esercizi sono ben tollerati, reintroduci gradualmente i gesti specifici. Per sport di racchetta, inizia con sessioni brevi, corde più elastiche e impugnatura corretta; per lavoro manuale o PC, pianifica pause e micro-variazioni del gesto.

  • Settimana 1–2: volume ridotto 50%, isometrici + ergonomia, bracciale se necessario.

  • Settimana 3–4: inserisci eccentrici, 2–3 sessioni/sett., test di presa settimanale.

  • Settimana 5–6: carichi funzionali e gesti specifici, progressione +10–15%/sett.

  • Mantenimento: 2 sedute forza/sett. + prevenzione ergonomica.


Errori frequenti da evitare

Molti casi cronici derivano da scelte sbagliate nelle prime settimane. Evita il riposo totale prolungato, i carichi “tutto e subito” e gli esercizi dolorosi eseguiti senza progressione. La costanza a basso dolore è più efficace dei picchi intensi seguiti da stop.

  • Riposo assoluto per settimane: decondiziona il tendine.

  • Aumenti bruschi di volume o ritorno immediato allo sport.

  • Esercizi in dolore elevato o tecnicamente scorretti.

  • Ignorare ergonomia e pause → recidive assicurate.


Prodotti consigliati

I dispositivi corretti migliorano comfort e aderenza al piano di esercizi. Su Sanitaria Sportiva trovi bracciali epicondilari, polsiere e ausili per esercizi domiciliari; sceglili in base alla fase e alle attività.

  • Bracciali epicondilari con cuscinetto compressivo: da usare durante i gesti scatenanti.

  • Polsiere elastiche o semi-rigide per limitare estensione e carichi nocivi.

  • Elastici, palla morbida, handgrip a bassa resistenza per rinforzo progressivo.

  • Tappetino antiscivolo per esercizi in sicurezza e continuità a casa.


Prevenzione e gestione a lungo termine

La prevenzione punta su programmazione dei carichi, tecnica efficiente e postura funzionale. Per chi lavora al PC, è essenziale un setting ergonomico; per gli sportivi, cura del gesto, corde e telai adatti e un lavoro regolare su spalla e scapola.

  • Ergonomia: avambracci appoggiati, mouse vicino al corpo, tastiera bassa.

  • Pianificazione del carico: incrementi ≤10–15%/settimana.

  • Forza scapolo-omerale 2×/sett. per scaricare il gomito.

  • Recupero: sonno, pause, automassaggio breve, mobilità quotidiana.


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Conclusione

L’epicondilite si risolve nella maggior parte dei casi con un approccio strutturato: gestione del carico, esercizi progressivi, correzioni ergonomiche e supporti ortopedici mirati. La chiave è la costanza: piccoli passi quotidiani, dolore sotto controllo, progressioni misurate. Così il gomito recupera forza e tolleranza e il rischio di recidiva crolla.


Questo articolo ha finalità informative e non sostituisce un consulto sanitario personalizzato.


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